«I miei soldi restano miei, i tuoi restano tuoi» ghignò l’uomo, ignaro che l’indomani mio padre l’avrebbe cacciato sostituendolo con me.
— Davvero, Anya, sei una bambina. I miei soldi sono miei, i tuoi sono tuoi. Così è più corretto — disse Dima, sprofondando contro lo schienale del divano e scoppiando in una risata piena, sonora. Un anno fa quel riso mi sembrava limpido, contagioso; adesso mi graffiava dentro come la piastra sgangherata di un ferro … Read more