“Mia moglie ha scoperto che i maglioni che aveva lavorato a mano per i nipoti erano finiti in un negozio dell’usato — era devastata, così ho deciso di far capire a quei responsabili che non si fa.”

A volte, per insegnare una lezione davvero importante, serve il coraggio di fare qualcosa di fuori dal comune. Non sarebbe bastato punire semplicemente i nostri nipoti per come avevano trattato Eugenia; dovevano affrontare una prova vera per capire gli errori commessi.

Mi chiamo Claudio, ho 74 anni. Mia moglie Eugenia, 73, è la persona più dolce e paziente che conosca, specialmente con i nostri nipoti. Ogni anno, senza mai saltare un appuntamento, crea per loro regali fatti a mano, per i compleanni e per Capodanno.

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È il suo modo speciale di esprimere affetto. Comincia mesi prima, lavorando con amore in ogni dettaglio, perché ciascuno riceva qualcosa di unico. Per i più piccoli realizza morbidi pupazzi, per i più grandi calde coperte. Tutto fatto con cura, passione e anima.

La settimana scorsa, entrando per caso in un negozio dell’usato in cerca di vecchi vasi da giardino, ci siamo imbattuti in qualcosa che ci ha spezzato il cuore. Mentre guardavamo tra le vetrine, Eugenia si è fermata all’improvviso. I suoi occhi si sono posati su una gruccia piena di vestiti. Tra capi vecchi e consumati, c’erano proprio i maglioni che aveva lavorato per i nostri nipoti — ora messi in vendita.

Uno in particolare saltava all’occhio — blu con righe grigie, proprio quello che aveva fatto lo scorso Natale per la nostra nipote più grande. Ho visto Eugenia ritrarsi dentro di sé. Con delicatezza toccò il maglione, cercando di sorridere nonostante il dolore: «Va tutto bene», mormorò piano. «Forse si vergognano di indossare qualcosa fatto dalla nonna…»

Quel tentativo di minimizzare non fece altro che aumentare la mia rabbia. Non era solo una mancanza di rispetto, era un tradimento vero e proprio. Se Eugenia cercava di non far trasparire il dolore, io non potevo fare altrettanto. Quella stessa notte, mentre lei dormiva, tornai al negozio e ricomprai tutti quegli oggetti.

Sapevo che non poteva finire così. Il giorno dopo, spedii a ciascuno dei nipoti un pacco contenente gomitoli di lana, ferri da maglia e una semplice istruzione. Insieme, una foto del maglione trovato in negozio e un biglietto con scritto: «So quello che avete fatto. Ora provate a farvi un regalo con le vostre mani.»

Il messaggio era chiaro. Le reazioni furono diverse. Alcuni chiamarono per scusarsi, ammettendo di non aver capito quanto lavoro c’è dietro ogni dono. Altri tacquero — forse per imbarazzo o perché non sapevano cosa dire. Ma io sapevo: avevano capito.

Il giorno della cena di famiglia, l’atmosfera era tesa. Uno dopo l’altro, i nipoti arrivarono… e ognuno indossava un maglione fatto da sé. Era insieme commovente e divertente: maniche di lunghezze diverse, fili che spuntavano qua e là, alcuni capi persino incompleti. Lontani anni luce dalla perfezione di Eugenia, ma quello non era il punto.

Ciò che contava davvero era il sincero pentimento nei loro occhi. «Ci vergogniamo tanto, nonna», disse uno, e gli altri annuirono in silenzio. «Non daremo mai più via ciò che fai con amore.»

Avevano provato a lavorare a maglia e avevano capito quanto amore e fatica servono per ogni singolo punto. «Nonno, è molto più difficile di quanto pensassi», ammise il nipote maggiore, sistemandosi il maglione storto. Un altro aggiunse, spalancando gli occhi: «Ho passato ore solo per fare un pezzetto di sciarpa!»

Eugenia, come sempre, li perdonò tutti. Li abbracciò uno a uno, con un sorriso colmo d’amore. Poi si voltò verso di me e sussurrò: «Non riesco a credere che li hai convinti a fare tutto questo.» Io sorrisi: «Dovevano capirlo. I tuoi regali non sono solo vestiti. Sono amore.»

Durante la cena, la tensione svanì e tutti ridevano raccontando di come si erano impigliati nei fili o avevano sbagliato i punti. I nipoti avevano imparato non solo a fare la maglia, ma anche il rispetto, la gratitudine e il vero valore di un regalo fatto a mano.

Ma la serata non finì lì. Avevo preparato un’altra sorpresa. Tornai alla macchina e portai grandi buste. «Apritele», dissi.

Dentro c’erano proprio quei maglioni che Eugenia aveva fatto e che avevo ricomprato. I bambini erano al settimo cielo! Si cambiarono subito, lasciando da parte i loro tentativi maldestri per indossare i veri capolavori della nonna.

Quando ci salutarono, ognuno promise: «Custodiremo sempre quello che fai con le tue mani.»

E quella promessa scaldò il cuore di Eugenia più di qualsiasi maglione.

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