Il giorno che ha segnato una svolta nella mia esistenza.

Mia figlia e mio genero mi hanno proposto di vendere la mia casa per acquistare un appartamento in città. Ho accettato, ma con una sola condizione: l’appartamento doveva essere intestato a me. Ho spiegato chiaramente il mio motivo:

— Ho bisogno di una sicurezza per la mia vecchiaia, un posto garantito dove stare. Quando non ci sarò più, l’appartamento sarà vostro e potrete farne ciò che volete.

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Mia figlia rimase in silenzio, mentre mio genero si infuriò, accusandomi di essere avaro e diffidente. Io però rimasi fermo sulla mia posizione.

Non avrei mai pensato che quella discussione avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.

L’amore di un padre

Quando mia moglie morì, mia figlia aveva solo sei anni. Fu il giorno più doloroso della mia vita. Al funerale, mi promisi che avrei dedicato ogni giorno a proteggerla.

La mia esistenza da allora ruotò intorno a lei. Cresceva intelligente, gentile e rispettosa. Sempre pronta ad aiutarmi in casa e a impegnarsi negli studi. Ero orgoglioso di lei.

Poi arrivò lui, il giovane che entrò nella sua vita. Quando me lo presentò, ero preoccupato, ma lui si fece subito valere: educato, calmo, sinceramente affezionato a mia figlia.

Annunciarono il matrimonio e dissero che volevano che rimanessi a vivere con loro. Immaginai un futuro sereno insieme, ma dopo le nozze tutto cambiò.

La distanza

Mio genero iniziò a comportarsi in modo diverso: freddo, scostante, a volte persino aggressivo. Sentivo che cercava di tenermi lontano, ma per amore di mia figlia decisi di non dar peso.

Poi arrivò la proposta: vendere la mia casa per comprare un appartamento in città. Pur con riluttanza, accettai, ma sempre con la stessa condizione: l’appartamento doveva essere a mio nome.

— È solo una forma di tutela per me. Voglio la certezza di avere un tetto sicuro nella vecchiaia.

Mio genero esplose di rabbia, accusandomi di sfiducia e avarizia. Mia figlia non prese le mie difese, restando in silenzio. Due giorni dopo partirono senza un saluto.

All’inizio pensavo fosse orgoglio, e che poi sarebbero tornati. Ma con il tempo il silenzio divenne definitivo.

L’anniversario dimenticato

I mesi passarono senza una chiamata, senza una visita. Poi arrivò il mio sessantesimo compleanno.

Dentro di me, nutrivo ancora una speranza.

Pulii la casa, preparai i suoi piatti preferiti, indossai la camicia migliore e mi sedetti ad aspettare. Ogni rumore fuori faceva battere il cuore più forte.

Ma le ore passarono.

La notte calò.

E mia figlia non arrivò.

Quando capii che non sarebbe venuta, riposi il cibo, tolsi la camicia e andai a dormire.

Le lacrime scesero sul mio viso. Forse l’avevo ferita, ma volevo solo fare ciò che ritenevo giusto.

Da allora mi chiedo spesso: è ancora arrabbiata con me? O ha semplicemente voltato pagina, e ormai non conto più nulla per lei?

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