«Durante la festa per le loro nozze d’oro, il marito si alzò e disse: “Non ti ho amata in tutti questi cinquant’anni”. Ma la replica della moglie commosse così tanto che persino i camerieri si ritrovarono con le lacrime agli occhi…»

Un lungo applauso andò via via affievolendosi; sui tavoli i calici di champagne erano già a metà e i volti degli invitati si illuminavano di sorrisi. Cinquant’anni insieme: le nozze d’oro. Attorno alla tavolata imbandita sedevano figli, nipoti e vecchi amici, riuniti non soltanto per celebrare un anniversario, ma per rendere omaggio a un legame che aveva resistito a mezzo secolo di vita.

Al centro della festa c’erano Mikhail e Valentina. Lui, elegante nel suo completo scuro e una cravatta dorata impeccabile; lei, raffinata in un abito color crema, con la pettinatura curata e un sorriso timido ma sincero sulle labbra.

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— Cari tutti… — iniziò il figlio maggiore, alzando il bicchiere con la voce tremante. — Per noi siete la prova vivente che l’amore e la fedeltà possono durare tutta una vita. Cinquant’anni insieme sono un miracolo!

Seguì una serie di brindisi: ricordi di gioventù, episodi buffi, parole di gratitudine, risate e commozione. Poi tutti vollero ascoltare Mikhail. L’uomo si alzò con calma, si sistemò il bavero e si voltò verso la moglie. Un silenzio denso calò nella sala.

— Devo dirvi la verità, — disse piano, quasi un sussurro. — In tutti questi cinquant’anni… non ho amato te.

La sala si pietrificò. Una forchetta cadde con un tintinnio metallico. Valentina sbiancò, restando immobile. Gli sguardi erano smarriti, qualcuno si asciugava gli occhi senza capire.

— Non ho amato te, — ripeté Mikhail fissandola, — ho amato l’immagine che mi hai donato il primo giorno: quella ragazza con il libro di poesie in mano, che rideva con un lecca-lecca tra i denti e discuteva con me di Cechov. Ho amato lei, ogni singolo giorno, anche quando il tempo ti ha cambiata. E tu, quella ragazza, non l’hai mai tradita.

Lacrime lente rigarono il volto di Valentina: non erano di dolore, ma di sollievo. Finalmente capiva. L’emozione travolse tutti, persino i camerieri si asciugarono gli occhi.

Mikhail le prese la mano come aveva fatto tanti anni prima.
— Io non ho amato solo te. Ho amato ciò che in te è sempre rimasto vero. Ed è stato più di un amore: è stato “per sempre”.

La sala esplose in un applauso liberatorio. Valentina, tremando, trovò le parole:
— Ho temuto per anni che avresti dimenticato quella ragazza col lecca-lecca. Ma tu l’hai custodita… grazie.

Raccontò un episodio: la notte dopo un’operazione, quando lui vegliò al suo fianco bisbigliando: “Guarirai, io sono qui.”
— Quello, — disse, — è l’amore.

Il nipote quindicenne chiese come si fossero conosciuti.
— In biblioteca, — rise Mikhail. — Sono entrato per un libro e ne sono uscito con una vita intera.

L’atmosfera si riempì di ricordi, risate e nuove domande dei nipoti. La festa continuò calda e viva fino a sera.

Più tardi, avvolti in coperte sotto le lucine del portico, Valentina sussurrò:
— E se non fossi mai entrato in biblioteca?
— Ti avrei trovata lo stesso, — rispose lui. — Sei il mio unico presente, ovunque e sempre.
— Allora ci incontreremo nella prossima vita lì, tra i libri.
— E io sceglierò di nuovo “Anna Karenina” per restare ancora un po’.

Ma immaginate se quel discorso fosse andato diversamente.

Quando Mikhail disse:
— Non ti ho amata in questi cinquant’anni… —
la sala si gelò.

— Ho amato un’altra, — confessò. — Ci eravamo promessi, ma i miei genitori vollero per me una moglie “pratica”. E tu eri quella scelta.

Mormorii, sguardi scioccati, telefoni alzati per registrare. Il figlio maggiore cercò di fermarlo.
— Perché dirlo ora?

— Perché sono stanco della menzogna. Ho rispettato Valentina, ma non l’ho mai amata.

Valentina non gridò né pianse. Si alzò, posò la fede accanto al bicchiere e disse:
— Grazie, anche se in ritardo. Ora sei libero.

Dopo la festa, seduta sul balcone con il tè ormai freddo, confidò alla nipotina:
— All’inizio l’ho amato, poi ci siamo solo abituati. Ora… vivrò finalmente per me.

Qualche mese dopo, in una mattina d’autunno, Valentina incontrò un vicino vedovo e gentile. Le offrì della marmellata di ribes.
— A Mikhail non piaceva, io l’ho sempre adorato, — disse sorridendo.
— Allora abbiamo già qualcosa in comune, — rispose l’uomo.

E negli occhi di lui Valentina sentì nascere, timida ma vera, la promessa di un nuovo inizio. Una vita finalmente tutta sua.

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